Giovanni Bonavia è nato a Racconigi nel ’55, Antichista per dolorosa vocazione e ondivaghi studi, s’è presto ritrovato saggista, drammaturgo, traduttore di molte opere di letteratura neogreca e lusitana. E’ narratore controvoglia: il racconto sgorga dalla medesima polla da cui scorre l’acqua del nostro significato; per questo fa paura: Forse Bonavia non vuole scoprire il senso del proprio fato. Podista incallito e mediocre, dalle gare riporta scarsi allori e traumi plurimi. Si paga il lusso di vivere facendo l’interprete al Parlamento Europeo. Specializzando in Storia dell’Arte, apprendista segugio, fruga con giusta diffidenza la Storia maggiore e con temeraria passione quella minore. Velocista mancato, è tuttavia spericolato discesista. Palpa la sua faretra per scoprire quali dardi contenga. Autore, tra i tanti libri della biografia dell’alpino Pietro Piovano, Volevo solo tornare a mia casa (assieme ad Andrea Capello) e del cofanetto Le radici della materia dove spiega che Non c’è pianta senza radici, non c’è uomo che possa dirsi tale senza un passato ripercorso e snocciolato come una vecchia litania e che sono essenziali le espressioni più profonde, quelle del sangue, del piemontese un po’ aspro e un po’ burbero, che cerca di parlare poco ma di essere incisivo: non c’è tempo da perdere, c’è altro da fare nella vita che perdersi in chiacchiere, occorre una parola che dica tutto e bene, senza inutili strascichi.